Antipatizzante Pdl

mcarmagnola 11 marzo 2012 Commenti disabilitati su Antipatizzante Pdl
Antipatizzante Pdl

Come Norberto Bobbio.

Nella stagione della presunzione, mi permetto di accostare il mio giudizio a quello del grande filosofo della politica torinese.

Lui lo scrisse in una Terza de La Stampa, all’inizio della degenerazione del sistema craxiano.

Io lo affermo al crepuscolo di un tentativo, rivelatosi effimero, di aggregazione dei moderati in Italia.

Lui lo sosteneva in relazione al suo Psi, passato repentinamente dalla stagione massimalista a quella cesarista.

Io lo propongo per il non mio Pdl, poudjadista e colbertiano, diretto da un gruppo dirigente post-socialista e post-fascista, assolutamente estraneo a quel mondo cattolico-liberale che avrebbe dovuto costituirne, al contrario, la linfa vitale.

Termino qui l’irriverente parallellismo per andare al cuore del problema: la questione della rappresentanza di quanti, in Italia, non riescono proprio ad arruolarsi nella Sinistra.

Il tutto, per giunta, in tempo di crisi.

Con la conseguente complicazione di vicende già abbastanza tortuose.

Il declino c’è e con esso bisogna fare i conti.

Di sicuro, il ritorno allo sviluppo post-bellico appare pura utopia, almeno per ragioni geo-politiche, demografiche ed ambientali.

Questo, però, non può giustificare l’abbandono alla semplice disperazione od alla deriva populista di quel ceto medio disponibile all’impegno, al rischio, al lavoro.

Invece, è accaduto così.

Prima le promesse non sostenibili, poi l’accondiscendenza supina a scelte perlomeno discutibili.

Insomma, dal meno tasse per tutti alla tassa su ogni tetto.

Questo avviene nel corso della medesima stagione politica, nella stessa legislatura in cui il Pdl si ritrova pur sempre maggioritario in un paio di emicicli romani.

Così questo partito, al quale i suoi elettori avrebbero perdonato la fusione a freddo tra due tradizioni politiche assai differenti, avrebbero consentito i provvedimenti ad personam ed avrebbero concesso di voltarsi dall’altra parte pur di non arrossire per i vizi privati del capo, è stato abbandonato nel momento in cui ha stracciato il patto fondamentale stipulato con essi sulla base della tutela dei loro interessi vitali.

Che rappresentano anche l’identità e la volontà molto laica, concreta e disillusa della piccola e media borghesia italiana.

Alla quale non sono state concesse nè le tutele, comunque generose per una fascia di garantiti, nè le prospettive di crescita, indispensabili per chi scommette sull’impresa.

Si è data l’impressione di una classe dirigente politica autoreferenziale, lontanissima dai problemi di quanti, con una scelta netta ed inequivocabile, l’avevano mandata a governare.

Sbeffeggiata dal suo stesso demiurgo.

Priva, a questo punto, di idee guida credibili e spendibili.

Timida sui fondamentali ed aggressiva sui dettagli.

Antipatica, insomma.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Comments are closed.