Propaganda elettorale esplicita nella televisione pubblica, quella che paghi direttamente dalla bolletta elettrica, col primo anno scontato e poi si vedrà.
Sono le 19,45 del 9 febbraio ed al TG3. Di fronte al solito giornalista pronto a darle l’imboccata, Evelina Christillin si lancia in un’esternazione a favore di Castellani, Chiamparino e, naturalmente, Fassino ai quali ascrive il merito di aver trasformato Torino in una città della cultura, del turismo e delle manifestazioni fieristiche con a fianco un po’ di industria residuale.
Il giornalista, ricordandosi in modo strumentale del politicamente corretto più che del servizio pubblico, le dà un’altra imbeccata, affermando che c’è stata anche l’opposizione di centro-destra. E la Christillin così può replicare che anche Ghigo è stato un grande Presidente della Regione.
Vediamo in breve le falsificazioni storiche.
Il moto di sviluppo urbanistico di Torino è stato innescato dalle giunte di pentapartito col piano regolatore degli anni Novanta che determinarono l’interramento della ferrovia urbana e la nascita delle relative spine in superficie.
Castellani e Chiamparino lo hanno imbottito di varianti (oltre 200) dal sapore speculativo e dalla qualità realizzativa molto scarsa, al punto che di nuovo sono stati costruiti anonimi casermoni ed enormi centri commerciali, lasciando spazi aperti e verdi poco attraenti e mediocremente fruibili.
Chiamparino ha beneficiato dei fondi statali per le Olimpiadi, la cui eredità sono risultati un Comune indebitatissimo e troppe strutture inutilizzate o, addirittura, focolaio di grossi problemi come il MOI.
Il più grande evento fieristico, il Salone dell’Auto, è stato venduto, sotto il governatorato di Ghigo, a Cazzola, il quale ha pensato bene di eliminarlo per favorire la sua creatura, il Motor Show di Bologna, mentre la Fiera del Libro del dopo Picchioni perde l’animatore fondamentale (ed è ad alto rischio sopravvivenza), diventata alla fine più un problema di banche che una passione per i suoi acculturati gestori.
Fassino non ha fatto nulla perché aveva troppi debiti e perché non amava certo il ruolo di primo cittadino, impostogli dal partito, che doveva bazzicare per forza in mezzo alla gente o andare tra i banchi del mercato. Restava in attesa di altro di cui, per ora, non vi è traccia.
Dunque, la Christillin si è manifestata come la blasonata promoter rossa del Sistema Torino che ha in Fassino il candidato naturale.
Del resto se il Comune di Torino, senza soldi, ha recentemente deliberato una spesa di 350.000 euro per il decennale delle Olimpiadi è perché questa sarà la vera campagna elettorale del PD: esaltare un’occasione persa.
In alternativa, c’era un tempo il centro-destra di berlusconiana memoria.
In realtà, sotto la Mole, almeno due personaggi importanti di questa compagine sono passati esplicitamente col centro-sinistra (lo erano già sotterraneamente da parecchio tempo): Michele Vietti ed Enzo Ghigo, sì, proprio lui, quello apprezzato dalla Christillin.
Inoltre, gli uomini eletti in Sala Rossa sotto le insegne del defunto PDL non hanno brillato per efficacia: divisi da sempre su tutto, sono stati abbastanza presenti sulle piccole questioni, dimenticandosi che, però, in questo quinquennio, sono andate via da Torino la Fiat e la Sai e sono fallite le principali imprese edili della città: su questo valeva la pena fare di più e di meglio, farsi sentire con più vigore ed accreditarsi come la vera ed unica opposizione.
Così, a contendersi l’elettorato ex pentapartito ed ex Berlusconi sono due candidati: Roberto Rosso, più spostato al centro e non compromesso col Sistema del PD, e, probabilmente, ma manca ancora una cena ad Arcore per addivenire ad una definizione completa, Osvaldo Napoli, sostenuto dal Cavaliere, dalla Lega e dai Fratelli d’Italia.
Su Napoli pendono non solo le polemiche ancora vive all’interno della compagine chiamato ad esprimerlo, ma la solita vocazione consociativa di Forza Italia (una sorta di patto del Nazareno infinito) che lo ha portato in questi anni a beneficiare in ANCI di consistenti emolumenti riconosciutigli dal suo nuovo avversario ufficiale: Fassino.
La vera opposizione appare il Movimento 5 Stelle, con la consigliera uscente Chiara Appendino in veste di candidata a sindaco di Torino.
Ben introdotta nella Torino che conta (per quel che può ancora contare), non ha brillato neppure lei sui banchi del Consiglio comunale, ma, si sa, l’antisistema è ormai appannaggio dei grillini.
Questo sentimento è tanto più forte, quanto più eclatanti appaiono i vacui proclami entusiastici e propagandistici del PD.
A Torino è andato via il lavoro non sostituito da un debole incremento di visitatori al Museo Egizio, mentre la Reggia di Venaria perde addirittura presenze. I servizi pubblici sono rincarati e peggiorati allo stesso tempo. La povertà ha raggiunto ampie fasce di popolazione, destando la preoccupazione e la denuncia dello stesso Arcivescovo Nosiglia. La borghesia delle professioni appare più simile all’Azzeccagarbugli depauperato di manzoniana memoria che al professionismo cresciuto all’ombra di imprese forti e ricche. Cresce l’insicurezza che pone Torino ai vertici nazionali di questa triste classifica e vasti tratti di periferia appaiono fortemente degradati.
C’è il rischio concreto che arrabbiati, poveri e ceti medi in difficoltà votino l’Appendino, soprattutto nell’eventualità in cui Fassino non ce la faccia al primo turno e vada ad un ballottaggio in cui tutto giocherà contro di lui (anche il suo carattere).
Con la concreta possibilità che per cinque anni la città resti in mano ad una compagine di governo di cui non si riescono a cogliere contorni ed individualità di rilievo.
Chi sono i grillini? Tecnocrati astratti? Improvvisati della politica? Cittadini affetti dal vizio comune a tutti di predicare bene e razzolare male?
Intanto il ballottaggio appare sempre più probabile.
Perché in campo c’è anche l’ex sindacalista CGIL Airaudo, cui dovrebbero andare i consensi della sinistra-sinistra, da tempo in rotta con Fassino e Renzi. Qualcosa da quelle parti dovrebbe prendere il redivivo Marco Rizzo, comunista impenitente.
Fassino tenta di recuperare a destra quello che ha perso a sinistra.
Ma il movimento dei Moderati, il cui brand è stato inventato da Portas deputato organico al PD, non sembra in grado di scaldare il cuore dei liberal-democratici torinesi, allergici alla sinistra.
E’ vero, è arrivata in loro soccorso la Compagnia delle Opere, oggi attratta dal PD quasi ovunque.
Ma, come si è visto con la sinistra DC, De Mita, Andreotti e Berlusconi, questa organizzazione imprenditoriale è più pronta a condividere l’apogeo di un potere che a seguire un lungo percorso di condivisione delle difficoltà. E le difficoltà, per il PD, potrebbero essere dietro l’angolo.
E poi la base ciellina seguirà gli amici impegnati in politica o supererà un monolitismo ormai definitivamente lasciato alle spalle, restando in buona parte al centro o a destra?
Si vedrà.
Per ora siamo ai preliminari, ma la partita sotto la Mole appare incerta come mai lo era stata negli ultimi dieci anni.
Intanto, paghiamo la bolletta per alimentare la luce nobile e radiosa della propaganda rossa sul piccolo schermo.